E alla fine eccolo, l'aereo che mi riporta in Italia.
Sono passati quasi due mesi. Che non sono quasi nulla, nel corso di una vita, ma che diventano qualcosa, una storia forse, durante un viaggio, quando il tempo scorre ad un'altra velocità, l'esperienza si fa più densa, più intensa, più profonda.
Rimetterò a posto le lancette dell'orologio che non porto più da oltre 16 anni, e proverò a rimettermi sullo stesso fuso orario dove ho vissuto finora.
Ma in fondo so che non sarà mai esattamente la stessa ora, e lo stesso fuso orario.
Forse perché quest'ultimo volo mi farà guadagnare qualche minuto. Ho sempre sognato di viaggiare nella direzione opposta al sole come Phileas Fogg: lui in 80 giorni ha fatto il giro del mondo, io mi sono accontentato di andare dall'altra parte, del mondo. Però da piccolo mi affascinava la storia di aver guadagnato un giorno viaggiando contro il sole, anche se confesso di non averne ho mai capito fino in fondo la spiegazione. Allora forse qualcosa guadagnerò anche io, stanotte. Anche solo 5 minuti, ma sono sempre 5 minuti di vantaggio: vuoi mettere, arrivare agli appuntamenti con meno ritardo, oppure esultare per il risultato di una partita 5 minuti prima degli altri, sapere 5 minuti prima di tutti chi ha vinto le prossime elezioni (be' questa è facile, veramente, lo so fin da ora…), sapere il conto del ristorante prima degli altri e proporre qualche scommessa sicura per giocarselo...
Sarà un po' come abitare nello spazio interstiziale di due fusi orari. Con il corpo sarò in quello di Roma (che poi è lo stesso di Berlino...), con tutto il resto in qualche luogo non meglio specificato sull'oceano, laddove non ci sono isole e non si sa bene che ora faccia, o come sia fatto un’orologio...
Anche perché non so bene che paese troverò, al mio ritorno, dalle notizie che leggevo sul sito di Repubblica stentavo a riconoscerlo...
Ho salutato Buenos Aires nell'unico modo che potevo, e cioè con un “a presto”. Spero che uno dei progetti pensati o avviati qui mi riportino presto indietro, ci sono ancora parti di me che so che sono qui ma che non ho cercato e quindi trovato, mentre ero a testa in giù. Ci sono tanti aspetti di questa città enorme e familiare, snob e popolare, colta e malinconica, che devo ancora conoscere e capire.
E poi, naturalmente, c'è l'altro viaggio, quello interiore, come in ogni buon viaggio che si rispetti. Era un viaggio impegnativo, questo, c'era da attraversare territori inospitali e difficili che in confronto la Puna è stata una passeggiata, c'era da tornare in luoghi caduti nell'oblio e esplorare regioni da cui mi ero sempre tenuto ben alla larga.
Non tutto è riuscito, non sempre i luoghi sono stati all'altezza delle aspettative, non tutte le scoperte sono state piacevoli. Ma, come sempre quando si esplora, l'importante è cominciare ad avere una mappa, per quanto approssimativa, qualche punto di riferimento per orientarsi, eliminare tutto quel bianco sulle cartine e cominciare a disegnare montagne, laghi, mari e, cosa più importante, strade e sentieri.
Avevo bisogno di imparare di nuovo a stare da solo, voglio dire, a stare in compagnia di me stesso senza tutto quel contorno di bisogni e sentimenti negativi che mi ha accompagnato come contorno necessario negli ultimi anni. E, ammesso che si possa usare una metafora presa dal mondo del software per gli esseri umani, avevo bisogno di incontrare (o costruire?) la versione 2.0 di me stesso.
Per entrambe queste cose ci vuole naturalmente più tempo, ma è stato un inizio, e promettente, credo.
E quindi sì, l'eroe è tornato diverso, come in ogni film o romanzo che si rispetti, o, per tornare alla vita vera, come in ogni viaggio che è veramente tale.
Ma questi sono titoli di coda, e allora non possono mancare i ringraziamenti.
Grazie a chi mi ha incoraggiato prima di partire, ricordandomi che significato aveva per me questo viaggio.
Grazie a tutti quelli che hanno scritto sul blog, i vostri commenti mi hanno spesso strappato un sorriso e mi hanno fatto sempre molto molto piacere. “Muy buena onda”, come dice la mia espressione preferita in lunfardo. Una menzione speciale a Porzione che è stato il più assiduo e divertente di tutti. Grazie anche a chi ha avuto la pazienza di leggere pur senza commentare (epperò un piccolo sforzo potevate pure farlo...). Peste e corna invece a chi non ha letto niente (vero che io sono grafomane e vado contro ogni netiquette da blog, ma insomma...).
Grazie agli alberghi a 5 stelle austro-svizzeri che hanno ospitato Simo e al suo indispensabile mini-kit da cucito, che mi ha salvato in un paio di occasioni (i bottoni hanno la fastidiosa abitudine di provare a cadere sempre nei momenti meno opportuni...).
Grazie a tutti quelli che ho pensato quando ero in situazioni o luoghi che mi facevano venire in mente qualcuno, anche se il mio sorriso ebete in queste occasioni ha suscitato spesso strani pensieri nella gente attorno a me...
Grazie a tutti i miei compagni di viaggio precedenti, viaggiare è una cosa che impari un po' alla volta, e quello che sapevo l'ho imparato sempre insieme a qualcuno.
Grazie a chi ho potuto sentire via Skype, è strano quanto sia potente una voce per sentirsi vicini e presenti.
Grazie a chi mi ha scritto, è stato bello avere piccoli scampoli di Italia (la parte migliore) e parole amiche prima di addormentarsi.
Grazie a tutti quelli che ho incontrato in Argentina e che mi hanno fatto dimenticare di essere in un altrove che è diventato presto un interessante presente, invece che solo un futuro immaginato.
Grazie a chi ha commentato il mio strano sentirmi a casa tra le vie e le abitudini di Buenos Aires con un “magari ci sei stato in una vita precedente”, che chissà magari è vero, spero proprio di esserci stato negli anni '20, mi sarebbe piaciuto molto.
Grazie a chi proverà a consolarmi una volta in Italia! E a chi si sorbirà interminabili sessioni di foto e racconti...
Per tutti, questo spazio su internet è solo temporaneamente sospeso, in attesa del mio prossimo ritorno in Argentina.
E, per chi ne avesse voglia, continuate a leggere perché ho ancora un paio di settimane di arretrati, e visto che ormai il mio diario di viaggio è diventato questo, scriverò ancora del Noroeste andino e di Buenos Aires.
Giusto per non perdere l’abitudine.